Tommaso Traetta, Libretti - Opera texts
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Title:Germondo
Author:Carlo Goldoni
Year:1776
Notes:A new serious opera as performed at the King's theatre in the Haymarket. The poetry by signor Goldoni, the music entirely new by the celebrated signor Tomaso Trajetta, the translation by Ferdinando Bottarelli, artium magister.
London, printed for Thomas Cadell, in the Strand, MDCCLXXVI (price one shilling).
Libretto:PERSONAGGI
ALARICO
re de' Goti.
GERMONDO
figlio di Alarico ed amante di Rosmonda.
ROSMONDA
figlia di Stilicone, re dei Vandali, e amante di Germondo.
ALVIDA
erede del regno di Norveggia, destinata sposa d'Alarico e segreta amante di Germondo.
CRATERO
principe di Norveggia, congiunto d'Alvida ed amante di Rosmonda.
LISIMACO
capitano della guardia reale ed amico di Germondo.

Soldati, marinari e guardi

La scena si rappresenta in Aranna, capitale della Gotia, sulle rive del Baltico.


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ATTO PRIMO
Scena prima
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Galleria negli appartamenti d'Alvida.

GERMONDO e ALVIDA

ALVIDA
Prence, qual è l'evento
ch'empie la reggia di tristezza e sembra
ch'a me sola si celi?

GERMONDO
Ah! Il fato avverso
ci ha colpiti, o regina! Abbiam, se falso
di voce universal non è il terrore,
tu perduto lo sposo, io 'l genitore.

ALVIDA
(Oh ciel! M'avrian le stelle
disciolta alfin dall'odiato oggetto!)

GERMONDO
Quell'onor, quel rispetto,
che dal padre alla sposa era dovuto,
il figlio, il successor t'offre in tributo.

ALVIDA
Ah Germondo, in te solo
la mia speme riposa, e sento... (Oh dio!
Freno il corso con pena all'amor mio).

GERMONDO
Modera il tuo dolor.

ALVIDA
Ma, prence, il regno
stanco d'un re, ch'avido di trionfi
non accordò alla sposa
finor che il nome e di regina il grado,
questo regno che t'ama e ti rispetta
da te riposo e sicurezza aspetta.
Ah! Di Marte e di Diana
rigido adorator, sarai tu sempre
il nemico d'amore?

GERMONDO
Ah no, regina,
d'un eroe valoroso
seguo le tracce, è ver; ma no, d'amore
io nemico non son quanto si crede.
(Rosmonda, l'idol mio, ne può far fede).

D'alma forte ognor trionfa
il desio di saldo onore.

Pur tallor le vie d'amore
nobil cor seguendo va. (Parte)

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ATTO PRIMO
Scena seconda
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ALVIDA, poi CRATERO

ALVIDA
Stelle! Che intesi mai! Qual nova speme
m'anima, mi conforta?
Germondo, idolo mio, d'amor capace
è il tuo bel cor?.... Ma che ragiono audace?
Come, ah come sperar del figlio in petto,
sposa del genitor, destare affetto?

CRATERO
Perché sempre sì mesta,
perché afflitta, o regina?

ALVIDA
Ah, del mio core
mio malgrado, Cratero,
penetrasti l'orror; piucché io non dico,
dagli occhi miei, da' miei sospir tu vedi
e la cagion del mio dolor mi chiedi?

CRATERO
Alarico vivente, un novel foco
potea farti arrossir ma, poiché il padre
chiuso per sempre ha il ciglio,
contrastarti chi può d'amare il figlio?

ALVIDA
Ah questo amor che nacque
in seno della colpa
di rendere innocente invan presumo;
eppur.... fato inumano!
Tento vincer me stessa e 'l tento invano.

Sventurata, invan mi lagno,
sordo il ciel è al mio lamento;
ah! Potessi un sol momento
la mia fiamma in sen calmar. (Parte)

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ATTO PRIMO
Scena terza
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CRATERO, poi ROSMONDA

CRATERO
Serva la sua passione
al mio amor, al mio sdegno,
amante di Rosmonda,
di Germondo rival.... Ma vien la bella
cagion delle mie pene;
l'importuno timor ceda alla spene.

ROSMONDA
È permesso, Cratero,
la regina veder?

CRATERO
Trista, dolente,
poc'anzi mi lasciò.

ROSMONDA
Del suo cordoglio
comprendo il peso e sono a parte anch'io
e pensando al suo duol mi scordo il mio.

CRATERO
D'Alarico la morte
libera alfin ti rende. Il vuoto soglio
de' Vandali ti aspetta
e l'amor de' vassalli il giorno affretta.

ROSMONDA
Lusingarmi non so. Germondo è erede
dei diritti paterni e forse, oh dio!
dell'odio alla mia stirpe.

CRATERO
Eh meco invano
tenti dissimular ciò che il mio core
penetrò da gran tempo. I tuoi begli occhi
cangiar del fier Germondo
i costumi, i pensieri.
Ei t'ama, il sai, ed in lui sol tu speri.

ROSMONDA
Un'infelice, è vero,
potea nel cor del prence
destar qualche pietà. Ma al trono asceso,
chi sa, chi m'assicura
ch'ei non renda mia sorte anche più dura?

CRATERO
Ah, se ti manca un braccio,
se un cuor ti manca a sostenerti al trono,
osa, parla ed imponi
e del mio brando e del mio cuor disponi.

Se quel bel labbro, o cara,
il tuo pensier mi dice,
io ti vedrò felice
sul trono riposar. (Parte)

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ATTO PRIMO
Scena quarta
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ROSMONDA, poi GERMONDO

ROSMONDA
Il mio regno, il mio trono
di Germondo è nel cuore... Eccolo, oh dei!
La prima volta è questa
che a quel soave aspetto
mi trema il cor co' neri dubbi in petto.

GERMONDO
Rosmonda, idolo mio...

ROSMONDA
Signor...

GERMONDO
Deh, lascia
questi indegni di te timidi accenti,
segni di schiavitù. Le tue catene
disciolse amor. Libera sei, non vedi
in me del padre il successor regnante?
Vedi l'amico tuo, vedi l'amante.

ROSMONDA
Ah! Poss'io lusingarmi
del tuo amor, di tua fé?

GERMONDO
Più certa prova
dartene non poss'io. Divider teco
come il mio cor vuo' la mia sorte e il regno;
lo giuro ai dei; prendi la destra in pegno.

ROSMONDA
Ah! Mi basta il tuo cuor...

GERMONDO
Ma soffri, o cara,
ch'or da te m'allontani...

ROSMONDA
Oh ciel!

GERMONDO
La voce
sentomi al cor del genitor che affretta
i doveri d'un figlio alla vendetta.

ROSMONDA
Come! Nel primo istante
che incominci a regnar...

GERMONDO
Navi ed armati
tutto è pronto al grand'uopo.

ROSMONDA
E abbandonarmi
sola potrai?

GERMONDO
Resta d'Alvida al fianco.

ROSMONDA
Alvida! Oh ciel! Non oso
svelarti un mio sospetto.

GERMONDO
Sappia ch'io t'amo e t'userà rispetto.

ROSMONDA
Deh non voler....

GERMONDO
Lisimaco m'accenna
che parlarmi desia.

ROSMONDA
Deh, pensa, oh dio!
qual sarà, se mi lasci, il viver mio.

Non lasciarmi in tanti affanni,
s'hai pietà del mio dolore;
dono sia d'un fido amore
la tua bella fedeltà. (Parte)

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ATTO PRIMO
Scena quinta
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GERMONDO, poi LISIMACO

GERMONDO
Come sola lasciarla!
Come esporla agli eventi!...
Lisimaco, che rechi?

LISIMACO
Un de' seguaci
d'Alarico qui giunse
e la novella ha sparsa
ch'ei vive e a noi ritorna.

GERMONDO
Ah! Di natura
sacri moti, v'intendo. Al vicin porto
corri, vedi, rintraccia,
esamina, confronta e t'assicura
se vive il padre mio. Va', del tuo zelo
non avrai a pentirti;
consolami, se puoi.

LISIMACO
Volo a obbedirti. (Parte)

GERMONDO
Rosmonda, oh dio! se il genitor respira,
che fia di te, che fia di me? Preveggo
a quale il suo ritorno
dura legge può esporci. Eppure ad onta
del tuo, del mio periglio,
sento ch'io sono amante e ch'io son figlio.

Divisi al cor vi sento,
teneri affetti miei.
Stringere al sen vorrei
l'amante e il genitor. (Parte)

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ATTO PRIMO
Scena sesta
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Porto di Aranna con navi, da una delle quali sbarca ALARICO con seguito di marinari e soldati

ALARICO
Grazie a te, o nume che sull'onde imperi,
di nuovi lauri adorno,
le patrie mura a riveder ritorno.
Sottisfatto è l'onor, pago è lo sdegno;
ed aggiungo a' miei regni un nuovo regno.
Ma, che vedo? Lisimaco!

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ATTO PRIMO
Scena settima
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LISIMACO ed i suddetti

LISIMACO
Signore,
qual astro a noi, qual nume
finalmente ti rende? Il regno in pianto
lungamente per te....

ALARICO
Quai nuove, oh cieli!
del figlio mio, della mia sposa?

LISIMACO
Entrambi
per te afflitti e dolenti...

ALARICO
Andiamo, amici,
andiam. Ciascun di voi
dee bramar, come io bramo
dopo lunghi perigli,
di riveder le care spose e i figli.

Dio del vasto impero algoso,
fida scorta a' miei disegni,
deh! m'accorda il mio riposo
fra le braccia dell'amor. (Parte col seguito)

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ATTO PRIMO
Scena ottava
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LISIMACO, poi ROSMONDA

LISIMACO
Pel più breve cammino
volisi il prence a prevenir... Che veggo!
Rosmonda al porto? Oh dei!
Non arresti importuna i passi miei.

ROSMONDA
Ah! Lisimaco, è ver che novel grido
succeduto è di fama al suon primiero.
Vive Alarico e a noi ritorna.

LISIMACO
È vero.

ROSMONDA
Stelle! Di quel drappello
forse Alarico è il conduttore?

LISIMACO
È quello.

ROSMONDA
Misera! Ah son perduta!
Ritorna il mio tiranno.
Germondo il sa, me lo nasconde, ingrato!
Perché barbaro fato
lusingarmi finor? Germondo, oh dio!
mi sagrifica al padre. Ah quel ch'io sento
dir non potrei... Palpito, tremo. Appena
un raggio di speranza
tenta serbarmi in vita.
Santi numi del ciel, soccorso, aita!

Son qual nave abbandonata,
minacciata di procella;
senza scorta e senza stella,
temo i scogli e temo il mar.

Chi mi toglie al mio periglio?
Chi mi guida in seno al porto?
Il consiglio ed il conforto
da chi mai potrò sperar?

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ATTO SECONDO
Scena prima
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Sala negli appartamenti d'Alvida.

ALVIDA, poi CRATERO

ALVIDA
Giusti dei! Di quale affanno
minacciato è il viver mio!
Se ritorna il mio tiranno,
ah di me che mai sarà?

Ah Cratero! Qual voce
m'ha ferito l'orecchio? A questi lidi
Alarico ritorna?

CRATERO
Invano, invano
malfondata lusinga
de' crudeli vassalli in sen si desta.
Germondo in mare appresta
armi, navi ed armati,
il padre a vendicar. Sciolte ha le sarte,
vola in Norveggia ed a momenti ei parte.

ALVIDA
Parte Germondo, oh dio!
Parte l'idolo mio né degna almeno
pria di partir...

CRATERO
Non dubitar, regina,
congedarsi destina
da te, pria che le vele ei sciolga al vento.

ALVIDA
Temo, ah temo il momento
che decide il destin de' giorni miei.

CRATERO
Ma perdere non dei
l'occasion di svelare il foco ond'ardi.
Paventa una rival, temi se tardi.

ALVIDA
Una rival?

CRATERO
Rosmonda...

ALVIDA
Oh dei! Che sento?
Mancava all'alma mia
questo di gelosia tormento estremo,
ardo d'amore e di furore io fremo.

CRATERO
Odimi...

ALVIDA
Oh dio! Non sento.

CRATERO
Modera...

ALVIDA
Oh fier tormento!

CRATERO
Ah tu ti lagni a torto!
Come sperar conforto,
se l'amor tuo nascondi?

ALVIDA
(Una rival!)

CRATERO
Rispondi,
come sperar mercé?

ALVIDA
Prence...

CRATERO
Che far poss'io?

ALVIDA
Tu sai, tu vedi, oh dio!
Abbi pietà di me. (Alvida parte)

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ATTO SECONDO
Scena seconda
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CRATERO, poi GERMONDO

CRATERO
Chi non osa in amore
abbandoni ogni speme;
amore e ritrosia mal vanno insieme.

GERMONDO
La regina mi fugge e qual mia colpa
meritò tal disprezzo?

CRATERO
Ella è ben lungi,
prence, dal disprezzarti.

GERMONDO
E perché sdegna,
quand'io giungo, restar?

CRATERO
La tua presenza
l'agita, la confonde,
freme in vederti e la cagion nasconde.

GERMONDO
Se m'odia, il dica.

CRATERO
Altra passion nel core
nutre tacendo.

GERMONDO
E qual passione?

CRATERO
Amore.

GERMONDO
Amor! Per chi?

CRATERO
Sciolto da morte il laccio
che a Alarico l'unia, que' nodi infranti
ch'erano a pentimento ognor soggetti,
cambiati ha Alvida in tuo favor gli affetti.

GERMONDO
Puoi pensarlo? Puoi dirlo ed osi, audace,
la regina insultar?

CRATERO
Giustizia i' rendo
alla fiamma che l'arde e non l'offendo.
Un arcano ti svelo
noto a me solo.

GERMONDO
Ah! Il testimonio indegno
d'una fiamma che insulta il padre e 'l figlio
perisca di mia man.

CRATERO
Facil non credo
l'audace impresa.

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ATTO SECONDO
Scena terza
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ALARICO con seguito ed i suddetti

ALARICO
Eterni dei! Che vedo! In qual punto ritorno? A Alvida in braccio
mi trasporta l'amor. La sposa in pianto
di vedermi ricusa e il figlio armato
trovo nelle sue stanze. Ah, non celate,
qualunque siasi, il mio destin, parlate.

CRATERO
(Non tradiscasi Alvida).

GERMONDO (Ah con qual cuore
svelar posso l'insulto al genitore?)

ALARICO
Figlio, tu taci e ti confondi e in viso
di colore tu cangi? Il tuo silenzio
potria farmi temer.

GERMONDO
Padre, t'è noto
qual fede, qual onor nudrisco in petto,
deh perdona, se taccio, al mio rispetto. (Parte)

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ATTO SECONDO
Scena quarta
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ALARICO, CRATERO e guardie

ALARICO
Parte e tace Germondo. Ah! Tu, Cratero,
per pietà d'uno sposo e un padre afflitto
svelarmi il delinquente ed il delitto.

CRATERO
Non dee, non sa il mio labbro
né mentir né accusar. La lunga assenza
dal tuo regno, signor, della tua morte
un annunzio funesto
diede moto all'ardir. Comprendi il resto.

Se il suo dover si scorda,
se un cor diviene ingrato,
colpa è talor del fato
che delirar lo fa.

Che la natura è sorda
sovente alla ragione
e di passion dispone
la sola autorità. (Parte)

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ATTO SECONDO
Scena quinta
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ALARICO, poi ROSMONDA

ALARICO
Ah! Da' ritegni istessi
di Cratero dubbioso è il reo svelato.
Perfido figlio ingrato!

ROSMONDA
Deh permetti
che al giubbilo commune...

ALARICO
Olà. (Chiama le guardie)

ROSMONDA
Qual ira
contro me? In che t'offesi?

ALARICO
Al duol perdona
che mi toglie a me stesso. Olà, si cerchi
e s'arresti Germondo e a me sia scorto. (Alle guardie)

ROSMONDA
Come, signore? Il figlio tuo?

ALARICO
L'indegno
tentò d'Alvida soggiogar gli affetti.

ROSMONDA
Ah giusto re, permetti
ch'io dica e ch'io sostenga
che ingannato tu sei.

ALARICO
Qual prova addurre
puoi della sua innocenza?

ROSMONDA
Una ne vanto
che può farti tranquillo e che mi onora.
Sai che non arde un cuore
di due fiamme ad un tempo. Oh cieli! Arrischio
forse i tuoi sdegni meritar; ma salvo
l'onor suo, la tua pace. Ah per Alvida
non arde il figlio tuo d'amore in petto;
per me l'accese un innocente affetto.

ALARICO
E questa, audace, onde i miei sdegni aumenti,
parti ragion bastante
per escluder la colpa? Un nuovo fallo
in lui mi scopri e nol diffendi. Ardito
chi contro al mio divieto
la mia schiava sedur presume ed osa
può l'audacia arrischiar fino alla sposa,
proverà 'l mio rigor.

ROSMONDA
Signor...

ALARICO
T'accheta.
Vattene. Io più non soffro
chi mi parla di lui.

ROSMONDA
Di lui ti parlo,
perché meglio di te quel cuor conosco.
Parlo a un tenero padre, a un re clemente,
guardati di punirlo, egli è innocente.

Calma, oh dio! quel tuo sembiante,
l'alma mia mancando va.

Padre sei e nel tuo seno
non si desta un'aura almeno
di dolore o di pietà.

Calma, oh dio! quel tuo sembiante,
l'alma mia mancando va.

Vedo il pianto sul tuo ciglio
e non vedi del tuo figlio
l'innocente fedeltà?

Calma, oh dio! quel tuo sembiante,
l'alma mia mancando va. (Parte)

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ATTO SECONDO
Scena sesta
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ALARICO solo

ALARICO
Tutte le vie del cuore
mi ricerca costei. Ma invan m'arresto
all'arte lusinghiera; arder potrebbe
di Rosmonda nel petto
l'ambizion di regnar più che l'affetto.

Ah del cuor nel cupo fondo
di natura i moti io sento!
Son gli affetti in fier cimento
fra il regnante e il genitor. (Parte)

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ATTO SECONDO
Scena settima
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Giardini nel palazzo reale.

GERMONDO, poi ROSMONDA

GERMONDO Qual ardir, qual orror! Cieli! Una sposa,
una regina! Ah, chi potea tal onta
prevedere, temer? Ma il padre offeso
me sospetta e minaccia. Oh dei! Soffrire
potrò che su me cada
l'ingiurioso sospetto?
Io sarò d'ira e di rossore oggetto?

ROSMONDA
Ah Germondo, che fai? Salvati, il padre
reo ti crede e ti cerca e l'ordin diede
per arrestarti.

GERMONDO
Oh dei! Sai tu, mia vita,
di qual fallo ei m'accusa?

ROSMONDA
Ah, dal suo labbro
l'intesi io stessa e inorridii.

GERMONDO
Che pensa
il tuo cuore di me?

ROSMONDA
Penso che invano
vuolsi dell'altrui colpa
macchiar la tua virtù. Fuggi, mio bene,
t'invola all'ire d'un sdegnato padre.

GERMONDO
E di lasciarti, ingrata, mi consigli?

ROSMONDA
Ah sì, la tua dimora
forse potria troncare
i dì del viver mio.

GERMONDO
Taci, m'uccidi.
Oh dio! Da mille affetti
agitata è quest'alma. E deggio io adunque,
anima mia, lasciarti?
Ah forse!... Oh ciel! Chi sa
se il rivederti mi sarà concesso?
Cela quel pianto, o cara,
che mi fa più infelice.
Vivi, vivi sereni i giorni tuoi;
e lascia sol ch'io imprima
su quella man un segno
d'un sventurato cuor ultimo pegno.

Deh ricevi in questo istante
dal tuo ben l'estremo addio!
Frena il pianto, idolo mio;
il tuo duol languir mi fa.

Qual affanno, qual tormento
prova il misero mio cuore!
Stelle ingrate, quel rigore
deh calmate, per pietà!

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ATTO SECONDO
Scena ottava
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LISIMACO con guardie ed i suddetti

LISIMACO
Prence, t'arresta; in me vedi un amico
fedel. Del re, del padre
m'accinsi il cenno ad eseguire io stesso,
sol per tuo ben, non per vederti oppresso.
Se colpevole sei, fuggi. Le guardie
che arrestarti dovrian saran tua scorta;
vattene, non temer. Ma se innocente
diffenderti tu puoi, ritorna al padre.
Obbedisci, conserva
la tua virtù, la tua innocenza illesa.
Veglierà il regno tutto in tua diffesa.

GERMONDO
Grato a un popol fedel che m'ama e onora,
certo di mia innocenza, odo il consiglio
che prudenza vi detta e a quel m'appiglio.

ROSMONDA
Oh ciel!

GERMONDO
Prendi, Lisimaco,
prendi la spada mia; recala al padre.
Ti seguo anch'io.

ROSMONDA
Deh! Non t'espor... (A Germondo)

LISIMACO
Rosmonda,
se l'amor suo, se l'amor tuo ti cale,
questa non impedire opra immortale.

Quel torrente che rapido al mare
ratto va gorgogliando alla sponda,
valli e campi ad un tratto gli innonda,
se più libero il corso non ha. (Parte e restano le guardie)

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ATTO SECONDO
Scena nona
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GERMONDO
Rosmonda, addio.

ROSMONDA
Ah lo prevedi. Ah il core
già mi sento mancar. Mai più Germondo
forse non ti vedrò.

GERMONDO
Spera, mia vita.
Può soffrire l'innocenza
ma perire non può.

ROSMONDA
De' tuoi nemici
l'arte, il livore, oh dei!...
Terminate, vi prego, i giorni miei.

GERMONDO
Modera il crudo affanno;
il mio giudice alfin non è un tiranno.

Idol mio, quel pianto amaro
deh nascondi agli occhi miei;
ah resister non potrei;
cessa, oh dio, di lagrimar!

ROSMONDA
Deh perdon; perdona, o caro,
all'amore, al cuore oppresso;
deh perdona al debol sesso
che il dolor non sa frenar!

GERMONDO
Crudo fato!

ROSMONDA
Stelle ingrate!

GERMONDO
Idol mio...

ROSMONDA
Mi lasci, oh dio!...

A DUE
Dalla pena, o mio tesoro,
è miracol s'io non moro.
Ah mi sento il cuor mancar.

GERMONDO
Del mio ben se il ciel mi priva,
è impossibile ch'io viva.

A DUE
La mia pena e il mio tormento
vieni o morte a terminar.

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ATTO TERZO
Scena prima
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Sala nel palagio reale.

ROSMONDA, poi LISIMACO

ROSMONDA
Alme afflitte, innamorate,
che provate il duol ch'io sento,
dite voi del mio tormento
se tormento egual si dà.

Lisimaco, il mio ben, idolo mio,
dimmi, che fa, dov'è?

LISIMACO
Gli ordini aspetta
per presentarsi al re.

ROSMONDA
Deh, un sol momento
vederlo a me concedi.

LISIMACO
L'impossibil, Rosmonda, invan mi chiedi.

ROSMONDA
Va', Lisimaco, almeno
va', parlagli per me. Di' che mi nutro
di lagrime e sospiri... Ah no, non dargli
nuova cagion d'indebolirsi. Ascolta...
Digli solo che l'amo e che gli dei
non cesso di stancar co' voti miei.

LISIMACO
Non temer, principessa,
Germondo, il sai, t'adora.
Diragli il cor più che non dici ancora. (Parte)

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ATTO TERZO
Scena seconda
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ROSMONDA, poi CRATERO

ROSMONDA
Che crudeli momenti... Oh ciel, Cratero!
Come da lui sottrarmi?
L'importuno mancava a tormentarmi.

CRATERO
Rosmonda, il tuo destino
non sa farsi miglior. Vive Alarico,
durano i lacci tuoi e se speranza
di Germondo nel cor finora avesti,
colle sventure sue, tu la perdesti.
Torno a offrirmi al tuo scampo.

ROSMONDA
E puoi tu stesso
a un innocente oppresso
nemici accumular?

CRATERO
Forse in mia mano
saria l'alma placar del padre irata;
farlo vorrei ma non lo merti, ingrata.

ROSMONDA
Deh, ritorna in te stesso;
deh, pensa alla tua gloria;
abbia la tua virtù merto e vittoria. (Parte)

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ATTO TERZO
Scena terzao
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CRATERO, poi ALVIDA

CRATERO
Ah crudeltà sarebbe
resistere a quel pianto e a un vano amore
sagrificar con ignominia il cuore!
no, Germondo non merta
fra le ingiustizie, onde l'aggrava il fato,
me trovar suo nemico e congiurato.

ALVIDA
Principe, tu mi lasci
sola, dolente, alle mie smanie in preda.

CRATERO
Alvida, ambi siam rei,
tu d'un amor ch'offende
lo sposo ancor vivente,
io d'avere al periglio
con colpevol silenzio esposto il figlio.
Scusati finché il puoi, cedi a Rosmonda
un cuor che amar non dei.

ALVIDA
Ah risveglia quel nome i furor miei!
Pera la mia rival, pera l'ingrato!
Barbaro, crudo fato!
Di qual vana lusinga il cor si pasce?
Viva la mia nemica,
gioisca a mio dispetto.
Solo la morte in mio soccorso aspetto.

CRATERO
Modera il tuo furor.

ALVIDA
Lasciami.

CRATERO
Ah pensa
che se umano è il fallire e se il pentirsi
d'alma bennata è segno,
sol d'ostinarsi di perdono è indegno.

Chi è di noi che vantar possa
l'innocenza sua primiera?
Ma si tenta, ma si spera
la virtù ricuperar. (Parte)

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ATTO TERZO
Scena quarta
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ALVIDA, poi ALARICO con guardie

ALVIDA
Ah! Il mio furor, ah il mio cocente ardore
aumenta sempre e di me stessa ho orrore.

ALARICO
Reina, al tuo cospetto
vuo' che il reo si discolpi o si condanni.
Olà... (Alle guardie)

ALVIDA
No, la sua vista
non soffrirò. Condannalo, se vuoi;
assolvilo, se il brami. Io della colpa
l'autor conosco e di punir m'impegno
la cagion del mio pianto e del tuo sdegno.

Ah nascondi, sposo amato,
al mio ciglio un figlio amante;
ei mi desta in questo istante
sol vendetta e crudeltà. (Parte)

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ATTO TERZO
Scena quinta
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ALARICO, guardie e poi GERMONDO

ALARICO
Ah! I rimproveri intendo.
M'accusa Alvida di lentezza e teme
nel giudice trovar padre indulgente.
Olà, Germondo a me! Stelle! Qual punto!
Qual dover! Qual orrore!
Oh padre! Oh figlio! Oh debolezza! Oh amore!

GERMONDO
Padre...

ALARICO
Più non chiamarmi
con sì tenero nome. Il tuo sovrano
col genitor confondi.
Il tuo giudice parla; a lui rispondi.

GERMONDO
Di qual colpa son reo?

ALARICO
Chiedilo, indegno,
al perverso tuo cor. T'accusa Alvida,
Cratero inorridisce. Il tuo silenzio,
il tuo pallor, l'acciaro
della regina nelle stanze in pugno,
tutto reo ti convince.

GERMONDO
Eppure... Ah padre!
Se men t'amassi e rispettassi meno
l'onor tuo, la tua pace...
Deh lasciami tacer.

ALARICO
T'intendo, audace.
D'una sposa reale osi la fede
render sospetta ed oltraggiar la fama.
Perfido, nuove colpe
mediti per salvarti!
Basterebbe assai men per condannarti.

GERMONDO
Ma... forzato dirò...

ALARICO
Basta. Soffersi
troppo l'audacia tua. Vendetta chiede
un trono offeso, una real consorte.
Certa è la colpa tua. Sei reo di morte.
Guardie, in carcere oscuro
chiuso sia il contumace.

GERMONDO
Tenero padre mio.

ALARICO
T'accheta audace.

Quell'ardir, quell'intrepido ciglio
son gli effetti d'un'alma perversa.
Colle colpe chi vive e conversa
a mentire gran pena non ha.

Di giustizia m'arrendo al consiglio
nel punir d'un ingrato l'eccesso;
ma ad un padre sentire è permesso
qualche moto d'interna pietà. (Parte)

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ATTO TERZO
Scena sesta
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GERMONDO, poi ROSMONDA, guardie

GERMONDO
Santi numi del ciel! Qual ira ingiusta!
Qual minaccia crudel! Ma l'innocenza,
no, che perir non puote. Andiamo,
diasi una prova al padre,
diasi un esempio al mondo
d'obbedienza e rispetto.

ROSMONDA
Ove, Germondo?

GERMONDO
Lascia, bell'idol mio, lascia ch'adempia
del padre il cenno e, finché reo mi crede,
soffri che custodito...

ROSMONDA
E in me tu vedi
l'innocente cagion de' mali tuoi.
Per me Alvida s'irrita. In me Alarico
le tue fiamme condanna. Ah! Se a salvarti
necessario è ch'io ceda e sposo e trono,
vivi, di me ti scorda, io ti perdono.

GERMONDO
Ah! Che dici, idol mio? Credi ch'io possa
viver senza di te? Credi che al mondo
altra gloria m'infiammi,
altro bene m'alletti
che il reciproco ardor de' nostri affetti?
Tutto soffrir saprò. La morte istessa,
no, non avrà d'indebolirmi il vanto,
se a me lice, cuor mio, morirti accanto.

Non temer ch'io t'abbandoni,
finché vivo, io t'amerò.

Sorte ingrata, dispietata!
Quanti affanni! Quanti inganni!
Ah! Resistere chi può?

Non temer ch'io t'abbandoni,
finché vivo io t'amerò.

Per te soffro, per te peno
ma l'amor ch'io nutro in seno,
idol mio, scemar non può.

Non temer ch'io t'abbandoni,
finché vivo io t'amerò. (Parte)

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ATTO TERZO
Scena settima
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ROSMONDA sola

ROSMONDA
Grazie, pietosi numi! Altro conforto
non domanda il cor mio. Se il mio Germondo
mi ama costante e se del fato ad onta
l'amor suo, la sua fé sperar mi lice,
sfido il destino a rendermi infelice.

M'adora 'l mio bene,
felice è il mio core;
gli affanni e le pene
non han più rigore;
e l'alma in tormenti
contenta sarà. (Parte)

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ATTO TERZO
Scena ottava
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Carcere.

GERMONDO solo

GERMONDO
Qual orror! Qual silenzio! In ogni lato
veggo l'ombra funesta
del carnefice mio. Veggo la scure
che sul capo mi pende. Odo il mugito
dell'onde stigie. A sé mi chiama il nero
condottier inclemente.
Eppure, eterni dei! sono innocente.
Ah! Rosmonda, Rosmonda! Ah sei tu sola
che orribile mi rendi
della morte l'aspetto. Oh dio! Potessi
in mezzo al mio martire
una volta vederti e poi morire.

Deh! Vi mova, o giusti dei,
a pietade il mio tormento;
esaudite i voti miei,
consolato io morirò.

Ma del carcere i' sento
schiuder le ferree porte. Oh ciel! Si appressa
il momento funesto!

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ATTO TERZO
Scena nona
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LISIMACO, soldati, GERMONDO, poi ROSMONDA

LISIMACO
Ah! Fuggi, o prence,
fuggi, non ti arrestar. La tua innocenza
chiara un giorno farai. Ma intanto evita
il momento fatal che il padre irita.

GERMONDO
E Rosmonda...

LISIMACO
Rosmonda
ti seguirà. Ma vanne,
ma profitta del tempo. Aperto sempre
l'adito al nostro zelo
non sarà per salvarti.
Segui la scorta tua, salvati e parti.

GERMONDO
Come partire, oh dio!
senza l'idolo mio.

ROSMONDA
Senza Rosmonda,
caro, non partirai.

GERMONDO
Vieni, mia vita;
se viver teco o se morirti accanto
il destin mi concede,
altro bene, altra sorte il cuor non chiede.

LISIMACO
Seguite dunque unite,
anime valorose,
quel destin che v'ispira.

GERMONDO
Andiam, mia vita.

ROSMONDA
Andiam ma pria che teco
dalle mura nemiche io tragga il piede,
del tuo amor, di tua fede
pegno ti chiedo. Ah non tel chiedo invano.

GERMONDO
Proteggeteci, o numi, ecco la mano.

Casto amor, fra questi orrori,
deh proteggi un puro affetto.

A DUE
Quell'ardor che m'arde in petto
deh protegga il tuo favor.

GERMONDO
La mia destra ed il cuor mio...

A DUE
o cara, tuo
Prendi son io;
o caro, tua
di mia fé gradisci il pegno...

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ATTO TERZO
Scena decima
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ALARICO con seguito di guardie ed i suddetti

ALARICO
Perfidi! Ad onta mia... T'arresta, indegno.
Non invan prevenuto
fui dell'audacia vostra. Olà, ministri,
in sagrifizio all'ire mie insultate
le due vittime ree cadan svenate. (Alle guardie che s'avvanzano)

LISIMACO
Amici, il vostro prence,
la speranza, l'amor, l'onor del regno
diffendete, salvate.

ALARICO
Evvi chi ardisce
opporsi al cenno mio? Perfidi, io stesso... (Tira la spada e va per trafiggere Germondo)

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ATTO TERZO
Scena ultima
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CRATERO ed i suddetti

CRATERO
Ferma, non consumar l'orrido eccesso.

ALARICO
Tu quell'empio conosci e 'l brami in vita?

CRATERO
Solo Alvida è la rea. Da questo foglio
tutto e troppo saprai.

ALARICO
Leggasi, oh numi!
Deh, prestatemi aita!

ROSMONDA
Ah, Germondo! Idol mio!

GERMONDO
Speriam, mia vita!

ALARICO (Legge)
«Sei tradito, Alarico,
è Germondo fedel. Se il reo tu chiedi,
se il colpevole cerchi, in me tu il vedi.
De' miei rimorsi il peso
tollerar non potei. Pronto veleno
volontaria succhiai. Cedo al mio fato...
Perdonami, signor, sei vendicato».
Giusti dei! Qual orror!... Ma la pietade...
Si soccorra l'ingrata.

CRATERO
Invan lo chiedi;
io spirare la viddi.

ALARICO
Ah figlio!...

GERMONDO
Ah padre!...

ALARICO
Perdona al mio furor. Ma tu, Cratero,
nell'orror mi lasciasti.

CRATERO
Ah di Germondo
sfortunato rival d'amore acceso,
men colpevol non sono...

ALARICO
Tu salvasti mio figlio e ti perdono.
Perdono di Lisimaco
all'audace pietade. Il nodo approvo
di Rosmonda e del figlio. Ah se la colpa
dal ciel fu vendicata,
trionfi amor, sia la virtù premiata.

GERMONDO
Padre amato...

ROSMONDA
Ah! Re pietoso...

ALARICO
Stringi, o figlia, il caro sposo.

A TRE
Qual momento! Qual contento!
Qual piacer m'innonda il cor!

GERMONDO, ROSMONDA
Casto amor, de' nostri cuori
deh proteggi il puro affetto.
Quell'amor che m'arde in petto,
deh, protegga il tuo favor.

La mia destra ed il cuor mio
o caro, tua
prendi son io.
o cara, tuo
Di mia fé gradisci il pegno.

ALARICO
Sì bel nodo è di voi degno.

GERMONDO
Padre amato...

ROSMONDA
Ah! Re pietoso...

ALARICO
Stringi, o figlia, il caro sposo.

TUTTI
Qual momento! Qual contento!
Qual piacer m'innonda il cor

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